Museo Archeologico e sala Longobarda
Il patrimonio del Museo Archeologico è solo in pochi casi frutto di scavi sistematici: i pezzi esposti sono per lo più provenienti da rinvenimenti fortuiti durante lavori edilizi o agrari e, per i ritrovamenti più antichi, con la mediazione del collezionismo privato.
La prima sala è dedicata all'antico territorio della Pavia romana, che comprendeva il Pavese, la Lomellina, ma non l'Oltrepò, appartenente allora a Piacenza. Di grande interesse è la ricostruzione dell'area sepolcrale di Casteggio: due tombe a cremazione in mattoni e un cippo sepolcrale, che testimoniano l'appartenenza di Clastidium al territorio di Piacenza.
La sala II ospita la collezione egizia donata dal marchese Malaspina di Sannazzaro, fondatore del museo pavese, comprendente circa 150 oggetti tra papiri, vasi canopi, amuleti e bronzetti. Qui sono esposti anche i vetri di età romana, di cui il Museo vanta la raccolta più importante per il nord Italia e tra i quali si segnalano il kantharos in vetro blu scuro proveniente da Frascarolo e la coppa di Ennion. Nella stessa sala è esposta una pregevole testa femminile in marmo greco raffigurante forse Artemide, opera romana di età traiano-adrianea.
Gli ambienti seguenti (sale III - IV) raccolgono testimonianze locali: insieme a manufatti di ceramica comune sono esposte ceramiche fini da mensa, vetri romani e importanti reperti architettonici e scultorei dell'antica Ticinum romana, tra cui la famosa statua di togato nota con il nome di Muto dall'accia al collo, risalente al I - II secolo d.C.
Al Museo Archeologico segue la Sala Longobarda che espone argenti paleocristiani, oreficerie gote (magnifici esemplari di fibule a staffa) e i reperti longobardi, che testimoniano lo splendore raggiunto da Pavia capitale di Regno. Tra i pezzi si segnalano la lastra tombale, già ritenuta del nobile di stirpe romana Senatore e ora riconosciuta come quella del filosofo Severino Boezio (480 circa - 524 o 526), e le oreficerie, rappresentate da collane in pasta vitrea, orecchini in oro e argento, crocette in lamina d'oro.
Eccezionali, infine, la sella plicatilis, sedia pieghevole di arte carolingia o ottoniana, esemplare raro per la complessità tecnica e il raffinato decoro, e i due plutei dell'inizio dell'VIII secolo raffiguranti l'albero della vita tra draghi alati e un calice affiancato da pavoni, riconosciuti come arredi presbiteriali della chiesa di Santa Maria Teodote.
Ascoltate il podcast realizzato dagli studenti Liceo Volta sotto la guida della prof.ssa Silvia Ferrari.
Per le schede del catalogo della mostra dei Longobardi del 2017 si veda tra gli Approfondimenti.