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Sezione di Scultura Romanica e Rinascimentale

Le sale VII - XIV dei Musei Civici testimoniano l’evoluzione architettonica e scultorea di Pavia dal Romanico al Rinascimento.

 

I reperti romanici conservati provengono da importanti chiese ora distrutte costituendo insostituibili fonti di conoscenza di pagine di arte e storia.

Capitelli, apparati scultorei, interi portali, pavimentazioni musive attestano pratiche di cantiere, iconografie, tecniche artistiche alcune provenienti da lontano.

 

Di particolare rilievo i frammenti dell’antica doppia cattedrale di Pavia, costituita dalle chiese di Santa Maria del Popolo e Santo Stefano, abbattute nel XIX secolo per portare a compimento il Duomo rinascimentale: sono esposti i portali delle due chiese (sala VIII e X), numerosi capitelli e una porzione di muro con mattoni invetriati da Santa Maria del Popolo, tra i più antichi esempi italiani di maiolicatura.

Particolarmente preziosi sono i bacini ceramici, prodotti di importazione islamica, usati in epoca romanica come decorazione architettonica sulle facciate delle chiese,

testimonianza dei numerosi contatti che Pavia ebbe con i paesi magrebini e medioorientali: realizzati con procedimenti tecnici molto articolati, all’epoca sconosciuti in

occidente, erano particolarmente pregiati e costosi.

 

Il vertice raggiunto dalla scultura romanica pavese è invece testimoniato da reperti provenienti dalla chiesa di San Giovanni in Borgo (sala X), basilica pavese capolavoro di scultura e architettura romanica, demolita nel 1818, di cui i reperti museali consentono di mantenere viva la memoria: un capitello con draghi e

telamone e un capitello con draghi addentati da maschere.

 

All’arte del mosaico, infine, appartengono i grandi frammenti di pavimenti provenienti da Santa Maria del Popolo e la Ruota dei mesi di Santa Maria delle Stuoie (sala XI).

 

La Sezione Rinascimentale si apre con l’imponente affresco absidale con l’Incoronazione della Vergine tra santi proveniente da Sant’Agata al Monte e qui ricomposto, ridonato alla città dal museo di Philadelphia nel 1997. I capitelli compositi dalla medesima chiesa sono distribuiti lungo le pareti.

 

Seguono un folto numero di terrecotte, in parte riconducibili al cantiere della Certosa di Pavia e all’influsso di Giovanni Antonio Amadeo, protagonista della scultura rinascimentale lombarda, e alcuni rilievi che consentono di cogliere lo svolgimento stilistico della plastica, come il Busto di telamone attribuito ad Annibale Fontana.

 

Numerose, infine, le testimonianze scultoree attribuite alla scuola dell’Amadeo o di Cristoforo e Antonio Mantegazza, attivi nella decorazione della facciata della Certosa: si segnalano la formella con l’Annunciazione dall’ex monastero di San Salvatore, con evidenti influssi bramanteschi, e l’edicola in cotto con la Pietà marmorea, un tempo infissa nel muro esterno dell’Ospedale San Matteo (Università).

 

Nel copioso corpus di stemmi ed epigrafi, di grande interesse la lapide con caratteri gotici dorati, proveniente da S. Zeno, dettata da Petrarca per il nipotino Francesco da Brossano morto a Pavia nel 1368.

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Museo Archeologico e sala Longobarda
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